Campobasso – “La mia idea di vita é la sobrietà. Che é un concetto ben diverso dall’austerità. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco”. L’autore di queste tre fasi, molto brevi ma incisive, é l’ex Presidente dell’Uruguay, Pepe Mujica, che, pur essendo un politico di lungo corso, afferma di poter vivere ”come un nababbo” con l’equivalente di 800 dollari al mese, utilizzando per gli spostamenti un’utilitaria del 1987. Anche se Mujica é stato considerato un sostenitore delle teorie della “decrescita felice”, le sue affermazioni non teorizzano il desiderio di un semplice ritorno al passato, ma l’esigenza di un nuovo modello di società che coinvolga tutto il mondo occidentale, colpevole, ormai da diversi decenni, dello spreco di una quantità di cibo incredibile (un italiano produce in media 2 kg di spazzatura al giorno).
La citazione dell’ex Presidente uruguaiano é presente nel libro “Che Mondo Sarebbe. Pubblicità del Cibo e Modelli Sociali”, scritto da Cinzia Scaffidi per la casa editrice Slow Food Editore, con prefazione di Patrizio Roversi. In poco meno di duecento pagine l’autrice accompagna il lettore in un viaggio all’interno del mondo della pubblicità del cibo, un mondo popolato da grandi multinazionali ma anche da grandi imprese nazionali che hanno fatto la storia della pubblicità (e anche della televisione) di un Paese come l’Italia, luogo in cui “si parla sempre di cibo”, come direbbe il narratore della pubblicità di una celebre bevanda.
Uno dei punti di forza del libro é il punto di vista adottato dall’autrice, che si pone come una vera e propria divulgatrice che spiega al lettore tutto ciò che i pubblicitari propongono insieme al prodotto che viene commercializzato. Senza adottare una narrazione ipercritica, vengono messi in risalto i vizi di un “sistema” che, con un vera e propria “opera di convincimento” occulta, propone ai telespettatori dei veri e propri “modelli sociali”, anche attraverso degli spot artisticamente validi (la stessa autrice di definisce una grande appassionata delle pubblicità di alcuni marchi fin dai tempi di Carosello), che impiegano anche grandi attori (dal “mugnaio” Banderas ad un George Clooney armato di Martini o Nespresso, necessari per sedurre la bella di turno) e non di rado grandi registi, come Gabriele Muccino, che ha firmato più di uno spot celebre.
Nel corso della narrazione, l’autrice mette anche in relazione le pubblicità del mondo alimentare con quelle di altri settori, che spesso presentano una realtà più simile a quella del “mondo reale” (anche se non sempre) rispetto ad un mondo del cibo che spesso é conservatore ma anche totalmente “irreale”. Non crediamo, ad esempio, che le mogli dei dipendenti Conad si rivolgano ai loro mariti chiamandoli “Signor Conad”. Cinzia Scaffidi dedica anche molto spazio all’evoluzione delle pubblicità alimentari, che negli ultimi anni hanno visto l’entrata in scena dei grandi chef, con risultati non troppo diversi da quelli degli attori di professione.
”Che Mondo Sarebbe”, dunque, è una lettura assolutamente consigliata, in primo luogo per la competenza dell’autrice, che vanta una lunga esperienza come direttrice del Centro Studi di Slow Food ed é docente all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ma anche per il tono divertente e a tratti “spietato” della narrazione. Non bisogna sottovalutare, inoltre, che solo la conoscenza del mondo del cibo e della sua comunicazione può aiutarci a diventare dei cittadini e dei consumatori attenti e consapevoli. Luigi M. D’Auria