Torino – Nonostante la notoria fortuna, anche internazionale, della cucina italiana, anche il nostro Paese é stato investito da una ondata di locali dedicati alla cucina etnica e internazionale negli ultimi vent’anni, con novità e “mode” non sempre di qualità. Torino, in questo senso, non fa eccezzione. Tra i locali che propongono cucina etnica di qualità nella realtà del capoluogo subalpino, non si puó non citare la realtà di Kirkuk, locale che dal 1996 serve cucina curda e mediorientale non solo nella centralissima via Carlo Alberto.
Il “Kirkuk” nasce dalla passione e dalla intuizione di Fuad Rahman, un curdo arrivato in Italia alla fine degli anni Settanta per motivi di studio. Fuad é figlio di un ristoratore (cresciuto da una famiglia di Armeni, in quel crocevia di culture e tradizioni che é il Curdistan Iraqeno) e, dopo la laurea in informatica, ha deciso di aprire il Kirkuk café a Torino, che era diventata la sua città d’elezione. Nel 2001, la definitiva trasformazione in ristorante, con l’espansione del locale che ospita il Kirkuk, che arriva ad ospitare fino a 90 coperti.
La cucina curda rappresenta un mondo culinari assolutamente originale e da scoprire, come del resto la cultura di questo popolo resiliente, che si trova ad essere una minoranza in ciascuno degli Stati in cui si trova compreso. Questa tipicità culturale si ripercuote nelle ricette tradizionali presenti da Kirkuk, che va al di là del concetto vago di “cucina mediorientale”, che riguarda non solo il mondo arabo e curdo, ma anche culture come quella armena e turcomanna.
A tenere insieme tutti questi elementi culinari, in una curiosa fusione di culture, é la cuoca Giulia Delmastro, al fianco di Fuad praticamente in tutta l’avventura del Kirkuk. Del resto l’elemento italiano é presente anche nel menù di Kirkuk, con pasta di qualità di grano arso AgriGio (presentata in piatti che uniscono le diverse tradizioni culinarie, a cominciare dalle orecchiette di grano arso con verdure e salsiccia turca) e con prodotti come mandorle, olio, farine ed erba aromatiche di Mezzana della Terra, come il timo e l’origano, che afferiscono ad una comune radice Mediterranea di diversi piatti curdi e arabi. Una collaborazione e una fusione tra tradizioni culturali che si potrà sviluppare ulteriormente in futuro.
Da Kirkuk, insomma, é possibile venire a contatto con una cultura lontana ma al tempo stesso con una radice mediterranea, degustando allo stesso tempo piatti di qualità. L’incontro con i prodotti italiani, inoltre, diviene quasi obbligato: le vicissitudini geopolitiche del mondo curdo hanno visto la sparizione delle colture e degli allevamenti da cui provenivano tante delle materie prime dei piatti tradizionali curdi (si pensi alla distruzione dei vigneti curdi ad opera delle truppe di Saddam), con la necessità di una loro reinvenzione e contaminazione con altre produzioni mediterranee. Donato D’Auria