Torino – Dal 1972, su impulso delle Nazioni Unite, si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente il 5 giugno. Un appuntamento che negli ultimi anni ha cambiato parzialmente il suo significato: da giornata dedicata alla consapevolezza delle bellezze naturali e ambientali, a momento importante per sensibilizzare sulla tutela dell’ambiente e sulla necessità di non rovinarlo in modo devastante è irreversibile per la biodiversità e la civiltà stessa.
Tutelare il pianeta non dovrebbe significare, a nostro avviso, demonizzare tutti i comportamenti umani nella loro totalità: l’ambiente, infatti, é tale proprio per la presenza dell’uomo. Tuttavia, senza le cosiddette “buone pratiche” e l’implementazione di modelli di sviluppo più sostenibile, i danni causati dalla nostra specie rischiano di diventare del tutto irreversibili.
Certamente, senza protocolli precisi e stringenti a livello internazionale, sarà impossibile impattare in modo efficace sulla biodiversità e sugli ecosistemi. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che anche le nostre scelte individuali possono avere un peso non trascurabile: non utilizzare fertilizzanti chimici, aiutare l’agricoltura naturale, sostenere le aziende agricole locali e sostenibili, evitare gli sprechi d’acqua e di suolo sono pratiche con cui tutti noi possiamo aiutare l’ambiente.
In un momento in cui il dibattito pubblico invoca, giustamente, politiche attive di “transizione ecologica”, non possiamo fare a meno di notare come la tutela dell’ambiente sia anche una questione di legalità. Il nostro direttore, nella sua tesi di laurea, parlava della gestione dei rifiuti già nel 2002, una componente della tutela dell’ambiente che potrebbe creare modelli di sviluppo realmente sostenibili, in grado anche di evitare disastri ambientali e di sfavorire la criminalità organizzata. Senza un impegno concreto a tutto tondo, dunque, la tutela dell’ambiente resterà chiusa in schemi ideologici poco produttivi, quando invece siamo in una fase in cui la concretezza d’azione é fondamentale. Donato D’Auria