Torino – Con una celebrazione eucaristica svoltasi nella Chiesa di Sant’Antonio Abate a Torino i Socialisti torinesi hanno voluto ricordare Gianni De Michelis, uno dei protagonisti della vita politica italiana dell’ultima fase della Prima Repubblica, più volte Ministro e firmatario per l’Italia del trattato di Maastricht del 1992, momento importante del processo di formazione europea di cui fu portaginista come Ministro degli Esteri del nostro Paese.
Nato a Venezia nel 1940, De Michelis inizió l’attività accademica già negli anni Sessanta presso l’Università di Padova, per poi dedicarsi alla carriera politica, entrando molto presto nella direzione del Partito Socialista e diventando uno dei più stretti collaboratori di Bettino Craxi, con cui condivise quasi tutta la stagione del Pentapartito. Dopo la tempesta di “Mani Pulite” (durante la quale fu imputato in 34 processi, al termine dei quali patteggiò in due occasioni e fu prosciolto nelle altre) De Michelis fu tra i più attivi nel cercare di ridare vita ad un movimento politico pienamente Socialista e fu tra i fondatori del Nuovo Psi nel 2001, venendo anche eletto parlamentare europeo nel 2004.
Personaggio molto particolare, De Michelis é certamente ricordato per il suo stile di vita esuberante (scrisse la prima guida italiana dedicata alle discoteche), ma anche per la passione per la politica estera, rintracciabile in testi come “La lunga Ombra di Yalta”, edito da Marsilio e scritto a quattro mani con il giornalista Francesco Kostner. Si tratta di un dialogo che analizza le dinamiche politiche e geopolitiche che segnarono il periodo storico della Prima Repubblica, con particolare attenzione all’evoluzione dell’atteggiamento e della linea politica del Psi, storicamente sospeso fra una possibile alleanza con il Pci e le esperienze di governo del centro-sinistra e del Pentapartito a fianco della Dc.
Si tratta di un testo certamente ardito nel tentativo di analizzare la storia politica della Repubblica a partire dallo sguardo di uno dei suoi protagonisti, ma anche molto prezioso per analizzare le differenze fra la politica presente e quella del passato e provare a trovare una spiegazione alla risoluzione dei momenti di tensione internazionale che videro protagonista anche l’Italia. Osservare la fase storica della “Guerra Fredda” dal punto di vista di un Paese che ne fu coinvolto, anche se non sempre direttamente, rappresenta una fonte preziosa sia per gli appassionati di storia sia per tutti coloro che sono più interessati alla storia della politica e delle sue dinamiche.
La “Lunga Ombra di Yalta”, dunque, resta un testo ancora poco conosciuto, ma che ha la possibilità di diventare un classico del racconto della politica nazionale e internazionale della “Prima Repubblica”, grazie alla testimonianza di un uomo politico che, pur essendo morto lontano dalle luci della ribalta politica dopo la fine dell’esperienza della fondazione Ipalmo, resta uno dei protagonisti di una fase storica importante della politica italiana. Donato D’Auria