Torino – Il risultato delle elezioni nel piccolo “Ohio d’Italia” è stato quello atteso alla vigilia. La coalizione di centro-destra, infatti, é riuscita a vincere le elezioni regionali molisane, facendo eleggere Presidente il docente universitario Donato Toma, che succede così a Paolo Frattura Di Laura, esponente di un centro-sinistra scivolato ancora una volta al terzo posto.
Il risultato delle elezioni molisane, dunque, premia il forte radicamento territoriale di molti candidati del centro-destra. Uno dei motori della coalizione, infatti, é stata la lista civica “Orgoglio Molise”, che ha ottenuto l’8,4% dei consensi, eleggendo ben due consiglieri regionali, Vincenzo Cotugno e Gianluca Cefaratti, che ha ottenuto più di 1700 preferenze. Vent’anni di esperienza politica, un passato da sindaco del Comune di Campodipietra e già candidato alle Regionali 2013 senza essere eletto. I punti forti del programma di Cefaratti sono stagi gli stessi della lista “Orgoglio Molise”: rilancio delle aree interne, viabilità (la situazione delle strade é particolarmente critica e le linee ferroviarie sono da rilanciare), cultura e turismo.
La Lega, che aspirava ad un altro clamoroso sorpasso a Forza Italia, si è dovuta accontentare del 7% dei voti, mentre i Berlusconiani sono scesi sotto la soglia psicologica del 10%, frenati anche dall’ex governatore Michele Iorio, che ha presentato una propria lista all’interno del centro-destra, ottenendo circa il 5%.
Il Movimento 5 Stelle, invece, perde l’occasione di vincere per la prima volta un’elezione regionale. A soli cinquanta giorni dalle Elezioni Politiche, infatti, i pentastellati non sono riusciti a riportare alle urne il popolo dei “delusi”, principale artefice del loro successo al sud. L’astensione, dunque, è tornata alta (solo il 52% dei molisani si é recato alle urne) e il Movimento si é fermato al 38% dei consensi, segnando un -6% rispetto al 4 marzo.
Le elezioni molisane, pur consegnando diversi spunti importanti in chiave nazionale, non hanno modificato il quadro politico nazionale, anche a causa del successo di forze politiche locali che non erano presenti alle Elezioni Politiche. Tutti i leader dei partiti nazionali, tuttavia, erano presenti in Molise nei giorni precedenti alle elezioni, cullando la speranza di ottenere un successo che desse loro una posizione di forza nelle trattative per il nuovo governo. Così non é stato, e il tatticismo continua a regnare sovrano, anche se il mandato esplorativo al Presidente della Camera Fico ha portato ad una trattativa fra i Cinque Stelle e il Pd. Fino alla Direzione del 3 marzo dei Democratici, tuttavia, anche questo scenario di alleanza resterà sospeso in una sorta di limbo.
Nel frattempo, si stanno svolgendo le elezioni regionali in Friuli-Venezia-Giulia, il cui esito, in realtà, appare abbastanza scontato. La Lega Nord, infatti, sarà il principale motore di una coalizione di centro-destra quasi sicuramente vincente e, forse, anche il primo partito, mentre il Partito Democratico dovrà cercare di limitare i danni, cercando di evitare un’altra clamorosa sconfitta, così come Forza Italia, che i sondaggi danno addirittura sotto il 10%.
Saranno giorni difficili, dunque, per quasi tutte le principali forze politiche, ancora decise a proseguire in una politica di veti incrociati che, quasi sicuramente, non gioverà a nessuno. La capacità di mediazione e l’accetazione di un’alleanza con una forza politica avversaria, infatti, dovranno essere gli ingredienti fondamentali per la formazione di qualsiasi governo in grado di assicurare un governo stabile al Paese. Un ritorno alle urne, in ogni caso, rischierebbe di sfavorire tutte le forze politiche. Lega e Cinque Stelle, vincitrici il 4 marzo, potrebbero perdere gran parte della loro spinta propulsiva se non riusciranno a dimostrarsi anche forze di governo (lo stesso problema lo ha affrontato in Spagna “Podemos”), mentre il Pd, sempre più diviso al suo interno sull’attegiamento da tenere nei confronti dei Cinque Stelle, rischi di trasformarsi in maniera radicale. La nostra sensazione, dunque, é che, indipendentemente dalla formazione di un nuovo Governo, il quadro politico del nostro Paese rischia di cambiare profondamente nei prossimi anni, segnando, forse, il vero inizio di una “Terza Repubblica”. Luigi M. D’Auria