Torino – La resistenza, spesso strenua, del popolo curdo, é stata spesso oggetto di studio e di analisi negli ultimi decenni. La ripercussioni geopolitiche della presenza di un “popolo senza Stato” con 32 milioni di persone, in un quadro già particolarmente complicato come quello mediorientale, rappresentano un problema aperto e mai risolto almeno dal Trattato di Losanna del 1923, quando le potenze occidentali decisero di dividere l’area del Kurdistan fra Turchia, Siria, Iraq e Iran.
L’assenza di uno stato nazionale e la situazione difficilissima in cui si trovano a vivere i curdi in paesi come la Turchia, tuttavia, non ha impedito alla cultura e alle tradizioni curde di sopravvivere e di diffondersi anche nei paesi di più recente immigrazione curda, come la Germania.
Proprio nell’analisi delle tradizioni gastronomiche e nei ritmi millenari della società contadina é possibile individuare un punto di osservazione diverso ma accurato sul mondo curdo. Nel libro di Mirella Galletti, docente di storia dei Paesi Islamici presso l’Università di Napoli, e Fuad Rahman, intitolato “Kurdistan. Cucina e Tradizioni del popolo curdo” si puó trovare un’analisi dettagliata e appassionata sulle tradizioni conviviali e gastronomiche di questo popolo antichissimo. Fuad, figlio di un ristoratore e originario di Kirkuk (nel Kurdistan iraqeno), é ambasciatore e promotore della cucina curda a Torino, dove ha aperto il caffè Kirkuk, un ristorante di qualità nel centro storico del capoluogo subalpino.
Nella lettura del libro, che scorre veloce fra ricette, tradizioni e storia, é possibile rintracciare la fierezza e la bellezza delle tradizioni curde, ma anche la situazione difficilissima in cui si trova questo popolo: la sua tradizionale vocazione contadina é stata messa in crisi da persecuzioni e distruzioni operate da eserciti come quello di Saddam Hussein, che hanno impoverito il quadro agricolo del Kurdistan, cancellando intere produzioni, come quella vinicola, a serio rischio di estinzione.
Il recupero della tradizione enogastronomica curda rappresenta, a nostro avviso, un tassello importante per la formazione di una nuova identità curda. In un quadro Geopolitico frammentato e globalizzato allo stesso tempo, la pastorizia, l’agricoltura, le materie prime agricole (in gran parte da recuperare, in quanto la cucina curda nel mondo deve fare di necessità virtù e usare materie prime non autoctone) e l’identità culturale sono armi più forti di quanto si pensi, in grado di segnare l’esistenza di un popolo anche più di uno Stato. Donato D’Auria