Torino – Le Elezioni Europee del 2019 si svolgeranno tra meno di un anno. Bruxelles ha consentito agli Stati membri una finestra elettorale di tre giorni (compresi fra il 23 e il 26 maggio del prossimo anno) all’interno della quale ogni nazione potrà eleggere i propri rappresentanti al Parlamento Europeo. Come emerso negli scorsi mesi, queste elezioni saranno più che mai decisivo per il futuro dell’Unione, la cui crisi é stata evidenziata con forza dalla “Brexit” e dalla crescita di formazioni politiche che vedono nella burocrazia Europea il principale freno al rilancio dell’economia dei singoli Stati membri.
Le prossime elezioni europee, dunque, vedranno sfidarsi, ancor prima che i principali partiti nazionali, due opposti fronti, quello favorevole ad un rafforzamento delle Istituzioni europee ed un altro, genericamente definito come “sovranista”, che propone una revisione in senso più nazionalistico dei trattati europei e una riduzione dell’incisività delle politiche comunitarie. Con la vittoria di quest’ultimo la formazione di una vera e propria “Unione Politica Europea”, ma anche un successo dei partiti più “europeisti” potrebbe favorire nient’altro che la permanenza di uno status quo rispetto all’ultima legislatura europea. Fino ad oggi, infatti, le posizioni sull’Unione Europea sono state solo una parte dei programmi dei singoli partiti nazionali, spesso solo sottilmente legati ai partiti europei come il PSE (Partito Socialista Europeo) o il PPE (Partito Popolare Europeo).
I cambiamenti repentini degli scorsi mesi, tuttavia, stanno portando grandi novità in sede europea. Soprattutto tra i progressisti che non si sentono rappresentati dagli attuali partiti “filo-europei” la creazione di una formazione politica transnazionale ed europeista é diventata molto più che una semplice idea. Se l’ex ministro delle finanze greco, Ianis Variufakis, ha dato vita ad un proprio movimento (DIEM25), molto interessante é anche “Volt”, formazione politica nata totalmente dal basso. Volt, infatti, é nato da un’idea di Andrea Venzon, un giovane senza esperienza politica ma con un obiettivo quasi visionario: fondare un partito in grado di eleggere 25 parlamentari europei di 7 nazioni diverse per creare il primo gruppo parlamentare totalmente “Europeo” e non frutto di accordi fra diversi partiti nazionali.
In pochi mesi, Volt é riuscito a fondare tre sezioni nazionali (Volt Italia nascerà a Bologna dopo una convention che si svolgerà il 13, 14 e 15 luglio) e ad aumentare il numero degli attivisti, che ad oggi sono circa cinquemila. Volt si presenta come un partito progressista, che mira a cambiare l’Europa in senso federale, rafforzando e semplificando la governance europea. Parità sociale, rinascita economica e semplificazione sono alcune delle parole d’ordine di un soggetto politico che rappresenta una novità assoluta nel panorama europeo, perché unisce il desiderio di fare politica “dal basso” (tipico di molti movimenti euroscettici) e una visione progressista ed europeista non riscontrabile in quasi nessun soggetto politico moderno, se non il francese En Marche e lo spagnolo Ciudadanos.
Dopo la convention di Bologna, che seguirà una serie di appuntamenti locali (come il Meet-up di Torino, che si svolgerà il 27 giugno), Volt nascerà anche in Italia. In una situazione politica in continua evoluzione come quella attuale, con il Paese sospeso in una sorta di “limbo” fra la Seconda e la Terza Repubblica, Volt potrebbe rappresentare un punto di rottura totale con il passato e una nuova “casa” in cui diversi elettori progressisti potrebbero trovare spazio. Le elezioni del 4 marzo hanno segnato in maniera definitiva la rottura tra il popolo e la “vecchia politica”. Il populismo, tuttavia, non può essere l’unica risposta alle richieste popolari e la formazione di un nuovo fronte progressista é imprescindibile per un Paese in cui la ripresa non é ancora sistematica. Donato D’Auria